C’era una volta un bambino che si credeva il padrone del mondo
Ho fatto il “mister” o meglio l’educatore di sport per moltissimi anni e ho cercato di avvicinare i bambini e i ragazzi della scuola dell’obbligo alla polisportività, cioè a conoscere e a praticare quante più discipline sportive possibili, prima di scegliere quella più vicina ai gusti ed alle reali possibilità di ognuno. Ho conosciuto centinaia e centinaia di ragazzi, in pratica diverse generazioni, senza mai stancarmi e sempre con lo stesso entusiasmo, sicuro di fare qualcosa di giusto e di bello per loro. Ragazzi di tutti i tipi: timidi, estroversi, sorridenti, tristi, entusiasti, annoiati, scontrosi, imbranati, agili, paurosi, spericolati, curiosi, abitudinari, generosi, altruisti, sensibili, ma anche egoisti, egocentrici, chiusi ad ogni forma di accoglienza. Per me non erano allievi che volevano giocare e basta, ma ragazzi da appassionare a tutto quello che di buono la vita offre, a capire che esistono gli altri e che noi abbiamo bisogno degli altri. Ho avuto, negli anni, tante soddisfazioni, ma ho passato anche momenti e periodi di scoraggiamento e di tristezza quando non trovavo la chiave giusta per aprire la mente ed il cuore di quelli che rimanevano al palo, al punto di partenza, che erano refrattari ad ogni consiglio e correzione.
Vi voglio raccontare, per farvi capire meglio quanto sono brutti certi difetti, la storia di un bambino in particolare che qui definisco egoista ed egocentrico. Una storia che si ripete purtroppo, a parte il finale di questa mia esperienza, in tutti i ragazzi egoisti ed egocentrici. Sapete che egoista è colui che tende a seguire i propri interessi e desideri, senza considerare quelli degli altri. Oppure che in ogni cosa e attività pretende di raggiungere il proprio vantaggio senza curarsi degli altri, anzi spesso a scapito degli altri. Gli altri li devi trovare, conoscere; poi curare, difendere, proteggere. Essi diventano così strumento di amore e di gioia. Non sono più “Altri” ma prossimo cioè “Amici assai vicini”. L’egocentrico poi è ancora peggio dell’- egoista. Lui si crede il padrone del mondo. Lui è convinto che il mondo gira intorno a lui e che si muove perché lui lo vuole e lo permette. Quel mio allievo voleva avere ragione su tutto, voleva essere il primo ad iniziare ogni attività. O si faceva come diceva lui o non giocava o disturbava il gioco. Se un bambino nuovo chiedeva di entrare nel gruppo era subito un no secco perché “eravamo già tanti”, perché “tanto è imbranato, non capisce niente e può solo rallentare la lezione”.
Quando uno portava un pallone o un gioco nuovo lui lo usava subito o addirittura se ne appropriava. Se invece era lui a portarlo faceva giocare solo chi diceva lui. Se si faceva una festa a scuola, in palestra o in oratorio tutti portavano qualcosa. Lui no, ma si serviva per primo e più di degli altri. A volte pretendeva di dettare legge anche a me e alle maestre. Se c’era una discussione, l’ultima parola doveva essere la sua perché gli altri “dicevano solo stupidaggini e non capivano niente”. Se uno prendeva un voto superiore al suo “la maestra era ingiusta. Lui aveva risposto meglio del compagno”. Quando io, per far giocare tutti, lo sostituivo nelle partite, nei tornei, ma anche nei semplici giochi di squadra in palestra, erano scenate: si toglieva la maglia o la casacca, lanciava le scarpe in aria, dava calci alle porte, faceva il tifo per la squadra avversaria.
Quando richiamavo i ragazzi per dare consigli e disposizioni particolari o spiegare nuove regole, lui non ascoltava, mostrava di sapere già tutto. Successe quello che era inevitabile: rimase solo, terribilmente solo. Tutti lo evitavano, nessuno lo invitava più ai compleanni e quando per ripicca non partecipava ai giochi, tutti tiravano un sospiro di sollievo. Io logicamente ero molto dispiaciuto per lui, dovevo trovare una soluzione, un rimedio, un modo insomma di aiutare lui e per riflesso tutto il gruppo.
Adottai il metodo d’urto più duro: decisi di ignorarlo! Di far finta che non esistesse, che non fosse presente alle lezioni, che non partecipasse a nessuna attività del gruppo. Quando arrivavano i ragazzi in palestra e tornavano a casa, Ii salutavo tutti con il classico “cinque” e con qualche battuta. Arrivava o tornava a casa lui, io abbassavo il braccio. Se qualcuno mi chiedeva un consiglio o un permesso, io glielo davo. Se me lo chiedeva lui, mi giravo dall’altra parte. Se qualcuno sbagliava un esercizio, lo correggevo. Se lo sbagliava lui rimanevo indifferente. Attuai questa punizione per due settimane, in pratica per quattro allenamenti. Alla quinta lezione avvenne il miracolo. Dovevamo prepararci per un’amichevole. Riscaldamento, giochi tecnici, partitella. Tutti si muovevano allegri, felici di incontrare nuovi amici per il giorno dopo. Il mio “amico egoista ed egocentrico” era serio, concentrato, seguiva ogni azione senza reclamare, con le solite urla ed improperi, il passaggio e, quando gli riusciva di avere il pallone tra i piedi, lo passava al compagno vicino. Io lo seguivo con attenzione. In quella lezione ignorai gli altri ragazzi e mi concentrai su di lui.
Finito l’allenamento chiamai, come al solito, i ragazzi in cerchio come per dare le ultime disposizioni e avvisi. Nel silenzio generale, strano e solenne nello stesso tempo, feci questo discorso: “Sono convinto, ragazzi, che non c’è maggior offesa che essere ignorati. Io ho ignorato per due settimane il vostro compagno … Ora voglio chiedergli scusa. Scusami … Ti ho trattato come se tu non esistessi per me e per i tuoi compagni. Ti ho visto soffrire per questo, ma ho resistito e ho continuato a non darti il “cinque”. Oggi ti ho seguito in tutto l’allenamento, non finivi di girarmi intorno, vedevo che volevi ristabilire con me un contatto, ma ho continuato ad ignorarti. Ho visto che hai avuto lo stesso atteggiamento con i tuoi compagni. Sei arrivato perfino a far fare gol, mentre potevi segnare benissimo tu, proprio al compagno che consideravi il più scarso della squadra. Al termine della partitella di fine lezione, facendo finta di inciampare, mi sei finito addosso e siamo rotolati abbracciati sull’erba. Ti ho guardato negli occhi e li ho visti umidi. Ti chiedo scusa per averti ignorato tutti questi giorni, ma era necessario scuoterti, farti capire quanto certi comportamenti fanno male agli altri, ma soprattutto fanno male a chi li compie. Vuoi dire qualcosa, prima di lasciarci, ai tuoi compagni?” Non disse nulla. Scoppiò in lacrime e li abbracciò forte forte uno per uno, come se avesse fatto il gol più importante del mondo.
Commenti dei ragazzi:
- Io di solito sono: entusiasta, abbastanza abile, curiosa, sensibile. A volte, quando qualcuno mi fa arrabbiare, gli rispondo male e cerco di evitarlo. Se mi capita di comportarmi così, non appena la rabbia mi è un po’ passata, capisco di avere sbagliato e vado a chiedergli scusa. A Disentis, ogni giorno, imparo qualcosa di nuovo, che mi fa crescere e diventare una persona migliore. Oggi ho capito che è molto più importante avere molti amici che essere primi in tutto e che bisogna considerare anche le necessità degli altri e non solo le nostre. Spero che da oggi riesca ad essere una persona migliore.
- Quando domenica sono arrivata a Disentis ero molto eccitata, ma pensavo solamente a me stessa, alle gare, a tutte le cose che avevo portato. Facevo un po’ l’egoista e a volte mi vantavo. Non pensavo molto al fatto di rivedere le mie amiche; per questo sono molto dispiaciuta. L’esatto contrario avrebbe fatto la mia amica…., un’amica che mi starebbe sempre vicino anche quando sbaglio. Lei è un’amica sincera ed altruista. Io a volte sono egocentrica. Dovrei prendere esempio a lei per imparare a convivere con gli altri accettando anche i loro difetti.
- Oggi questa storia mi ha fatto capire che molte persone per farsi notare dagli altri mettono il proprio “io” al centro del mondo, credendosi in diritto di comandare su tutto e su tutti. Questo fa in modo che gli egocentrici restino soli, si chiudono sempre di più e diventano ancora più scontrosi. Queste persone restano così finchè non capiscono che per avere amici bisogna aprirsi agli altri ed essere generosi con loro.
- Il mio carattere è strano, cambia ogni giorno. A volte sono timida, a volte estroversa, a volte triste e a volte felice. Importante è però godersi la vita sena avere mai il muso lungo.
- Tutti hanno un carattere diverso con difetti e pregi. Gli egoisti e gli egocentrici però non hanno pregi. Si credono i più bravi in qualsiasi cosa, ma in fondo hanno bisogno degli altri per superare gli ostacoli della vita. Io ho un carattere molto focoso, con dei lampi di rabbia a volte, ma ho anche molti pregi: sono generoso, altruista, sorridente ed estroverso. Il mio difetto più grande è quello di esere dispettoso,
- A me piace fare amicizia; tutti mi dicono che sono simpatico. Però ho un difetto: voglio arrivare sempre per primo, proprio come il bambino della storia che abbiamo letto. Cercherò di migliorarmi; se riuscirò a correggere questo difetto potrò diventare veramente bravo.
La società di oggi purtroppo spinge ad essere egocentrici, concentrati solo su se stessi a discapito degli altri! L’ esempio di voi educatori però ci fa capire che non tutti si adeguano a questa regola: che i traguardi,le gioie e le soddisfazioni sono tali solo se condivisi con chi ci sta accanto. Grazie
È bello arrivare a sera, dopo una giornata calda e faticosa,e potersi ritagliare il tempo per una riflessione. Questa storia raccontata oggi mi fa pensare alla fortuna che hanno i nostri bimbi ad avere maestri, sportivi e non, che oltre ad insegnare le materie di scuola sanno trasmettere anche dei valori. Valori sani, giorno per giorno, valori che noi genitori cerchiamo di dare, ma che con il supporto di voi educatori diventano valori di vita, che non scorderanno mai più. Questi valori vanno trasmessi nel momento giusto, dedicando tempo e attenzione. Grazie a voi perché dedicate tempo ad arricchire le anime dei nostri bambini.
C’è un tempo per giocare ed un tempo per studiare, c’è un tempo per parlare ed uno per ascoltare, c’è un tempo per dormire ed uno per svegliarsi, c’è un tempo per tutto!
Qualsiasi cosa tu stessi facendo, nel tempo che corre e che passa, non dimenticare di usare tutto il tuo tempo, per “essere felice”!…sempre!
Papà Michele.
Questo campo sportivo è davvero una palestra anche per noi genitori….tutto il giorno si guardano le foto e intanto i pensieri vanno… i visi felici dei bambini ci rassicurano che stanno bene, sono sereni, accuditi e intanto crescono… grazie a noi, che questa possibilità gli abbiamo dato, ma, in questo momento, senza di noi… e forse, per la prima volta, senza tutte quelle abitudini, quei piccoli vizi, quelle coccole che sono però una medaglia con due facce: da un lato il desiderio di accudire e dall’altro il rischio di viziare e non spingerli verso una giusta autonomia e autostima!
Il confronto che ora stanno vivendo, con persone autorevoli e amorevoli,li spingerà a cambiare almeno un po’… starà a noi… una volta tornati a casa… raccogliere il testimone e proseguire la corsa sulla giusta strada… non accettare più quel non mi piace, non mi va, non riesco a farlo! Sono sicura che questa settimana sarà un bel allenamento anche per noi!
Molto bella e attuale la riflessione di oggi. E soprattutto molto vera. Nella nostra società capita purtroppo un po’ troppo spesso di incontrare persone, non solo ragazzini, che si comportano esattamente come il ragazzo egoista. Anzi tra gli adulti a volte succede anche di peggio, magari al lavoro. A volte capita anche di assistere a scenate di ragazzini viziati che trattano malissimo i genitori e questi non si scompongono minimamente, ma incassano in silenzio. Questi atteggiamenti non possono essere accettati ed e’ giusto ed importante parlarne. Dico sempre ai miei figli che nella vita bisogna essere “umili” , senza prevaricare nessuno, senza necessità di mettersi in mostra o di farsi notare. Se una persona e’ in gamba lo dimostra in cio’ che fa e non certo per come appare o per ciò che ha. Ricordo una sigla di qualche anno fa, legata a Disentis, forse la base del video di presentazione che diceva…. “scrolliamoci di dosso l’apparire come chiodo fisso…”. Dovremmo sentirla tutti un po’ più spesso.
Un ultimo pensiero all’educatore che ha saputo entrare in contatto con quel ragazzo. E’ molto importante avere figure di riferimento (insegnanti, allenatori, genitori etc…) competenti e attente al singolo. Devo dire che per entrambi i miei figli ho trovato una persona, sia in ambito scolastico che calcistico, che ci ha aiutato tantissimo, che ha saputo tirare fuori il meglio da ognuno senza mai essere invadente o pesante, anzi… ho grandissima stima di lui e lo ringrazio per tutto ciò che ha fatto e che fa. Un grazie anche a voi dello staff perché sapete stimolare i nostri ragazzi su temi importanti e li aiutate a riflettere su argomenti “forti” che li aiuteranno a crescere e maturare. Buonanotte a tutti. Chiara
Voler primeggiare ed avere una alta considerazione di se non sono necessariamente dei difetti. Lo diventano nel momento in cui ci fanno perdere
l’attenzione ed il rispetto per gli altri o ci precludono la possibilità di
imparare, crescere e creare fertili rapporti. Sarebbe triste accorgersi di essere cresciuto, aver lavorato e creato tanto, ma di non essermi accorto
dei bisogni di chi mi stava intorno e di tutto quello che mi potevano dare.