C’era una volta un chicco di grano
Sono un chicco di grano. Il mio destino, insieme a quello di milioni e milioni di miliardi di miei fratelli è di essere mangiato. Ma prima di essere mangiato devo essere coltivato, raccolto, ammassato, triturato, macinato, rinchiuso in sacchi, container; costretto a viaggiare con tutti i mezzi immaginabili e in tutte le direzioni del mondo. Il bello è che sono contentissimo di sopportare tutto questo. Sono nato per questo. Mi si può mangiare in mille modi e in tutte le forme, una volta diventato farina, da voi uomini. Per gli uccelli del cielo e per tantissimi animali della terra, a cominciare dalle mie amiche formichine, non c’è bisogno di nessuna trasformazione: sono già buono così, ancora nascosto nella spiga. Se vengo mescolato o abbinato ad altre sostanze e prodotti, tormentato col fuoco e col gelo, col sale, con lo zucchero e con le spezie più strane sono ancora più buono. Queste trasformazioni e travestimenti mi fanno diventare ancora più appetibile e desiderato. Sono felice del mio destino perché così non muoio mai: semplicemente mi trasformo. Faccio vivere e continuo a vivere io stesso sotto forma di grassi, carboidrati, sangue, ecc., ecc.
Se chiamo poi a sostegno mio cugino Chicco di riso sento il petto gonfiarsi di orgoglio. Bastiamo noi due soltanto a sfamare l’umanità intera. Oltre sette miliardi di persone, tanto per intenderci. Non ricordo da quanti migliaia di anni siamo così indispensabili per l’umanità e gli animali. Sicuramente da quando l’uomo ha smesso di correre con clave e bastoni dietro le fiere ed ha capito che dalla terra poteva avere, con meno fatica e rischi e senza violenza, tutto quello che gli era necessario. Con noi, modestamente, cari ragazzi, è nata la civiltà. Io per crescere non ho bisogno di tante cure. Basta arare il terreno, seminare e il resto lo fa la natura, il sole e la pioggia. Mio cugino, a dire il vero, è più esigente. Lui per crescere ha bisogno dell’acqua, pretende cure molto faticose prima di essere raccolto, poi fa la mia stessa strada con le mie stesse soddisfazioni. Oggi, per farmi nascere, per raccogliermi e trasformarmi è tutto un rumore assordante di macchinari. Io preferivo i bei tempi antichi. La terra era smossa, quasi accarezzata, non violentata e sentivo il suo profumo. Mi commuoveva la fatica dei cavalli, dei muli o dei buoi che tiravano l’aratro.
Sentivo la carezza dei contadini che con i loro gesti ampi e solenni mi spargevano nei solchi. E poi che festa la mietitura! Gli uomini davanti con le falci affilate a tagliare le spighe e le donne dietro, cantando stornelli maliziosi, a raccoglierci in covoni. Oggi sopporto con fatica il freddo rumore delle macchine che feriscono la terra, la fretta del lavoro e quegli uomini, che non sembrano più contadini, ma automi, parte di un ingranaggio, in totale solitudine, senza le donne a provocarli e a stemperare la fatica. Mio cugino Chicco di riso è pienamente d’accordo con me per questo rimpianto. C’era una volta un chicco di grano … ma ci sono, esisto ancora, guai se non ci fossi. Vorrei però maggiore considerazione, più rispetto, più attenzione. Non potete immaginare quanta sofferenza ed umiliazione provo nel vedermi, trasformato in pane, scartato, gettato, appena sbocconcellato nel secchio dell’umido di casa, nei cestini pubblici, nei cespugli dei parchi giochi o al bordo delle strade delle vostre città. Mentre potrei sfamare , anche ridotto in briciole, tanti ragazzi in molte parti del mondo. Voi sapete a cosa mi riferisco. Le immagini della fame, le pance gonfie, le lacrime, i corpi ridotti a scheletro sono sotto gli occhi di tutti e tutti i giorni purtroppo. Sono sicurissimo che in questo sono d’accordo con me mio cugino Chicco di riso, i miei parenti cereali e legumi, fino alla verdura, alla frutta, a tutto ciò insomma che voi chiamate cibo. Quanto spreco! E voi uomini avete anche il coraggio di credervi più intelligenti di tutte le creature viventi! Non capirò mai le sistematiche distruzioni di tonnellate e tonnellate di cibo che avvengono ogni giorno, anzi ogni momento, nel mondo occidentale, quello a cui appartenete e che chiamate civile. Lo fanno, dicono, per non far crollare i prezzi. Bravi! Proprio una ragione valida … per provare un’infinita vergogna! Io voglio bene ai ragazzi, soprattutto a voi che mi state ascoltando proprio nel vostro primo giorno a Disentis e che, dalle vostre espressioni, vedo che mi state dando ragione. Ho paura che anche alcuni di voi meritino il mio rimprovero. Se non fossi abituato ad essere sempre generoso, delle volte mi verrebbe voglia di scomparire per far provare a chi si lamenta col “non mi piace”, spesso accompagnato da capricci e facce schifate, i morsi della fame. Vi svelo uno dei miracoli di Disentis che si ripete ogni anno. Il “non mi piace” scompare già alla cena del primo giorno. Il miracolo lo compie la fatica. Con tutte le attività che si fanno la fame scaccia ogni “delicatezza di stomaco” e quasi tutti i ragazzi fanno il bis del primo e del secondo piatto. Sono solo un piccolo, semplice chicco di grano … Vogliatemi un po’ di bene, non rattristatemi più con gli sprechi e imparate ad essere grati per tutto quello che avete.
Commenti dei ragazzi:
- Cosa mi aspetto da Disentis io? Io sinceramente non so bene cosa aspettarmi da questo posto non avendo mai provato un’esperienza de genere. Adesso, che è il primo giorno, sette giorni sono un’eternità: non vedere la mia famiglia, il mio fratellino, la mia gattina e soprattutto la mia migliore amica che vorrei tanto fosse qui, ma l’anno prossimo mi ha promesso che verrà. Io spero di conoscere qua a Disentis amici, che sanno cosa vuol dire condividere questa esperienza. Qui a Disentis spero di imparare a usare meglio il mio tempo che molto spesso spreco o non so come impiegare. Spero di imparare a “catturare la vita” come dice la canzone dell’inno di quest’anno. Un po mi mancano le cose a me care, i miei punti di riferimento. Per me tutto ciò è una cosa nuova, ma per ora promette bene. Spero di arrivare presto al giorno in cui affronteremo il tema “cosa vuoi fare da grande?” che per me è abbastanza cruciale e immagino mi aiuterà molto. Staremo a vedere se quello che ho scritto si avvererà o le mie idee cambieranno totalmente.
- Allora innanzitutto ci tengo a dire che il omento formativo per me è molto importante, perché è un modo per esprimermi da sola, dire ciò che penso, senza che lo facciano gli altri al mio posto. In questo camp sono venuta per lo sport, ma anche per fare nuove amicizie, riflettere. Questo è il quarto anno che vengo a Disentis, e ogni anno imparo qualcosa di nuovo. E poi, ci sono persone che dicono che il momento formativo non serve a niente; invece serve molto, a imparare, a riflettere da soli ed anche un modo per esprimermi. Se mi devo sfogare di qualcosa uso questo momento. Il primo anno ho detto: “Ma non serve a niente” e invece a me è servito tantissimo, e anche se può sembrare sciocco, Disentis mi ha fatto capire che anche senza usare la tecnologia cellurare pc ecc … si vive meglio. Lucrezia Ferrarese.
- Aspettative. Primo giorno. Quest’anno è il primo a Disentis per me e sarà perché non sono abituata, ma, ho nostalgia di casa mia, dei miei amici e soprattutto della mia famiglia. Ieri, quando sono arrivata mi sono subito emozionata e ho pensato: “Questo è il teatro e io sono la protagonista di questa recita, qui mi dovrò divertire, esprimere le mie sensazioni, i miei stati d’animo”. Sono venuta qui con tutti i buoni propositi, spero ne valga la pena. Nella mia valigia, oltre ai vestiti e alle lenzuola, ho inserito tutte le mie esperienze passate, tutti i ricordi belli e messo tutte le mie amicizie e tutti i momenti speciali per condividerli con voi e regalarveli. Ora che sono sdraiata sull’erba di questo campo, circondata da montagne innevate e vallate fiorite, penso quale sia lo scopo di questa vacanza. Sicuramente a imparare ad autogestirmi, e vivere in mezzo agli altri, accettando tutti i loro difetti e le loro preoccupazioni, perché anch’io come loro, me le porto ovunque vada. Però non mi devo scoraggiare e nascondermi dietro a scuse inventate e non svolgere i miei doveri e impegni … Mi sono ripromessa di dare il massimo di me e impegnarmi comunque anche se non so fare quella determinata attività. Devo dare tutta l’anima e corpo perché tutto riesca al meglio! Voglio vivere una vera amicizia e fare parte di qualcosa, di un bel gruppo. Claudia Manzoni
- Vengo a Disentis da sei anni ed è solo da due anni che ho capito il vero significato di questa vacanza. Da tre anni sono venuta in questo posto solo perché volevo vincere e dopo tanto tempo ho capito che per me è più importante ridere, perché è di questo che ho bisogno. Quest’anno è un po diverso dagli altri: sono venuta qua principalmente per scappare da tutte le cose negative che sono successe. Sapevo che venendo qua avrei potuto dimenticare, anche solo per una settimana, tutto quello che per molti anni mi ha sempre fatto soffrire e che mi ha cambiato come persona. Dal primo anno in cui sono venuta a Disentis sono cresciuta e sono diventata grande, anche se ho solo quindici anni. Nonostante sia cambiata rimangono lo stesso dei tratti del mio carattere che ancora non sopporto e in questi giorni, spero di riuscire a piacermi sempre un po di più per vivere in pace con me stessa per rendere felici me e la mia famiglia. Voglio diventare più sicura di me stessa perché non lo sono mai stata a sufficienza. Soprattutto voglio ridere tanto, perché dopo tutto quello che è successo in questi ultimi mesi, ridere è diventata la mia unica arma di difesa. Cerabona Morena
- Questo è il mio quinto anno qui a Disentis, ormai so quasi tutto di questa vacanza. La gita al laghetto, gli sport, lo staff, le serate … Adesso voi mi avete chiesto perché vengo e io vi rispondo così. Disentis ogni anno mi ha fatto crescere un po e tutte le volte sono tornata a casa cambiata, cambiata nella mia persona e nel carattere. Quest’anno in questa settimana vorrei tornare a ridere e a sorridere a essere felice come ero fino a due anni fa. Dico questo perché in questi anni di scuola mi sono trovata molto male con i miei compagni diventando così triste, sfiduciata e avevo paura di fare amicizie. Qui voglio tornare a essere felice, entro sabato vorrei essere anche cresciuta, non fisicamente, ma nell’anima. Qui ho tante amiche che mi possono cambiare in positivo. Oggi abbiamo parlato del cibo che non va sprecato: io sono d’accordo con quello che ha scritto Mimmo. Nel nostro mondo troppa gente compera cibo inutile se così possiamo dire e c’è troppa gente che muore tutti i giorni perché non ha cibo. E’ un brutto segno, significa che alla gente non interessa niente vedere morire le persone e pensa solo a se stessa.
- Io sono tornata a Disentis grazie alla magnifica esperienza degli anni scorsi. Ma questo è solo il più piccolo dei motivi per cui ho deciso di tornare. Gli altri sono: 1) io prima di venire a Disentis ero molto timida, ma poi con l’aiuto degli staff e degli amici che non mi hanno mai abbandonata (e per questo li ringrazio) sono riuscita a superare in parte questo limite. Quest’anno che sono più grande e responsabile, sarebbe il momento giusto per superarlo. 2) Io aspetto di divertirmi. 3) magari di vincere qualcosa. 4) Vorrei anche rendermi una persona migliore seguendo gli insegnamenti del momento formativo. Non mi stancherò mai di tornare in questo posto perché è come se qui avessi lasciato un pezzo della mia anima insieme ai ricordi degli anni passati.
- In questo primo giorno del momento formativo vorrei partire scrivendo il motivo per cui ho deciso di ritornare a Disentis. Beh, anche se soffro di un po di malinconia e faccio fatica a lasciare la mia mamma, questo camp mi aiuta molto. Da una parte sto con i miei amici e mi diverto, dall’altra parte mi sento bene perché mi aiutano a riflettere su questioni che apparentemente sembrano banali, ma nascondono sempre qualcosa di molto profondo. Un esempio è proprio il tema di oggi sullo spreco di cibo. Si è vero, a casa tutti mi ripetono sempre: “Non sprecare il cibo”, eppure io molte volte lascio pezzi di frutta perché erano leggermente segnati, inoltre non mi ero mai resa conto di quanto cibo sprechiamo e buttiamo. Ed è proprio grazie al camp Disentis e a voi staff che ne sono venuta a conoscenza. L’unico commento che posso fare è di essere rimasta davvero impressionata e prometto che da parte mia mi impegnerò per evitare che ciò accada. Infine l’ultima domanda che mi è stata posta: “Cosa ti aspetti da questa settimana” sinceramente non lo so, perché per molti motivi non sono mai riuscita a rimanere fino alla fine della settimana. Quest’anno è il mio primo anno che faccio un’intera settimana e sono davvero emozionata. Posso scegliere solamente un obiettivo, imparare ad essere sempre felice, senza preoccuparmi di avere tutto programmato in modo da essere più felice.
Commenti dello staff:
- E’ iniziata la terza settimana … inizia il vero momento formativo. Con questo gruppo sarà magnifico lo si vede come ciascuno del mio gruppo si è raccolto per il momento formativo di deserto. Cosa desidero, cosa mi aspetto da questa settimana? Voglio essere da riferimento, è vero sono lo staff … e tra i più vecchi, ma vorrei camminare con voi ragazzi non vorrei perdere tempo. Ho la grande fortuna di lavorare con tanti bambini e giovani … è il mio lavoro. E ho studiato e mi sono impegnato per raggiungere tutto questo. Lo ammetto ne vado anche fiero! Sarebbe stupido negarlo, ma è affascinante, bello, emozionante. Potrei lavorare in mille altri camp, ma come diceva qualcuno del mio gruppo non avrebbe la stessa intensità emotiva. Voglio vivere questa settimana alla grande. Non voglio sprecare nemmeno un attimo. (Staff)
Lo spreco del cibo è in generale uno dei peggiori Peccati che noi uomini commettiamo troppo spesso ad ogni livello, partendo dalle nostre tavole per arrivare fino alle industrie di trasformazione e di produzione degli alimenti.
Purtroppo non si fa abbastanza per evitare che questo accada.
Prima di tutto dobbiamo però cercare in prima persona di evitare questi sprechi.
Spero che questa mia convinzione possa essere condivisa da sempre più persone.
Massimo
Buonasera Disentis!
Che bello riflettere sul cibo, grazie per avermene data l’occasione. Mi sono venute in mente tante cose:quante volte si dà per scontato il cibo che abbiamo ogni giorno senza ringraziare, quante volte la preghiera del Padre Nostro con il suo “dacci oggi il nostro pane quotidiano” ci è sembrata così lontana e che non avesse nulla a che fare con la nostra vita. Quanto le eccessive quantità di cibo servite e anche mangiate, spesso anche senza apprezzarne il sapore, sono un po’ lo specchio della nostra società, dove, come diceva mia nonna, “non c’è più la misura di niente”. Quanto cibo sprecato, gettato andato a male. Ringrazio per questo i miei genitori e spero di essere in grado di insegnarlo a mia figlia che non si butta niente, che la creatività è un’arte anche per gli avanzi. Il cibo miracolo della natura e forma “d’arte” meravigliosa diventa anche strumento di sofferenza per lo sfruttamento del lavoro e le malattie alimentari che colpiscono soprattutto le ragazze in età adolescenziale. Mi piacerebbe con oggi considerare con consapevolezza e gratitudine ogni cosa della giornata a partire da ogni pezzo di pane. Buona continuazione. Elena
Che dirvi oggi …che siete bravi…no …Non mi pare…siete fantastici …con quale trasporto e passione fate tutto questo? E i nostri ragazzi …che dire..
v edo complicità nei piccoli gesti ,
spensieratezza e rispetto l uno dall altro .
Perché nella Vita di ognuno non deve esserci l indifferenza ma l accoglienza.
Un abbraccio
Patrizia