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SONDAGGIO – INCHIESTA

 

Nessuna pretesa scientifica in numeri e percentuali come i sondaggi che si leggono o si sentono sull’economia, l’occupazione, la politica, ecc. 

 

Una cosa alla buona, fatta in casa, in famiglia, tra parenti, amici e conoscenti di ogni età.

 

Ai nostri interlocutori abbiamo fatto due domande:

 

Si può essere felici? (In alternativa: esiste la felicità?).

 

Cosa ti fa sentire e stare bene? (In alternativa: quando sei contento e soddisfatto di te stesso?).

 

Le stesse domande sottoponiamo anche a voi, qui a Disentis, durante il nostro camp sportivo-formativo, iniziando già da oggi. 

 

Metteremo per iscritto le nostre risposte nei minuti di “deserto” con la massima libertà. Le discuteremo e le confronteremo anche con quanto ci trasmetteranno i vostri genitori da casa, come un grande abbraccio-dialogo che si ripete ininterrottamente negli anni.

 

Intanto vi informiamo sull’esito del nostro sondaggio.

 

Alla prima domanda le risposte si possono raggruppare e sintetizzare così:

 

 La felicità non esiste. 

 

Può esistere e dipende solo da noi.

 

Può esistere e dipende molto dagli altri.

 

Può esistere, ma è soggetta a mille circostanze e situazioni.

 

Esistono solo brevi periodi di benessere tra una preoccupazione e l’altra.

 

Alla seconda domanda le risposte ricevute hanno aumentato la nostra confusione. Ognuno diceva la sua, ma con scarsa convinzione.

 

Molti prima facevano un elenco e poi lo sostituivano con un altro spesso in piena contraddizione con il precedente. 

 

Ognuno mostrava di avere la formula giusta, ma più come sogno che come possibilità concreta di realizzazione.

 

Nelle esemplificazioni abbiamo notato più chiarezza nei ragazzi che negli adulti. 

 

Molti grandi, esaminando il loro comportamento e dando un giudizio su quello degli altri, concludevano amaramente che l’attaccamento alle cose materiali e l’egoismo, impediscono di essere felici.

 

Per dare più peso e completezza al nostro sondaggio, citiamo il parere di uno studioso di fama mondiale nel campo della filosofia positiva, Martin Selingman. Egli, dopo anni di studio e di verifica sul campo, afferma solennemente che:

 

Il 60% della felicità è determinata dai nostri geni e dall’ambiente.

 

Il restante 40% dipende da noi.

 

Per restare in tema riportiamo anche i risultati di un’inchiesta fatta dai ricercatori della Harvard University che sintetizzano così il loro lavoro sulla felicità: “La felicità è contagiosa”.

 

Questi studiosi hanno scoperto infatti che quando una persona diventa felice, chi le vive accanto ha una probabilità del 25% in più di diventare felice anche lei.

 

Un’altra ricerca poi condotta sul volontariato, ma non sappiamo da quale entità politico-sociale, afferma che: “Le persone che passano del tempo ogni mese ad aiutare gli altri sono più felici”.

 

Qualcosa del genere diceva anche Lev Tolstoj 200 anni fa.

 

Una cosa è certa: la felicità non ci viene regalata e nemmeno si conquista una volta per tutte. Si costruisce giorno per giorno e non bisogna aspettare di diventare grandi per darci da fare per conservarla. Anzi più si rimanda questo lavoro su noi stessi e più aumenta il rischio di fermarci per strada, di accontentarci di poco o peggio, di perderci nei “surrogati” della felicità.

 

 

 

In questi dodici anni di camp, sempre abbiamo scelto, senza dichiararlo apertamente, come grande obiettivo, di cominciare a dare un senso forte alla nostra vita; che è uguale a dire: iniziamo a mettere le basi alla nostra felicità.

 

Le nostre attività sportive, le passeggiate, le serate, tutti i libretti del “momento formativo” e le riflessioni del “deserto” tendevano a questo. Tentare di capire quello che era veramente importante per fare della nostra vita un capolavoro. 

 

Ce lo hanno spiegato tanti personaggi, alcuni molto famosi, ma tutti grandi di cuore e di mente. Lo abbiamo dedotto dalle grandi favole conosciute in tutto il mondo per la loro bellezza e per il loro valore educativo. Ce lo ha ripetuto in particolare, con la sua disarmante innocenza, il Piccolo Principe.

 

Quest’anno parleremo dunque di felicità.

 

Lo faremo per voi più piccoli della prima settimana prendendo spunto da una bellissima favola intitolata “Le sette regole della felicità”, l’ha scritta l’americano Sean Covey e l’ha illustrata il suo connazionale Stacy Curtis.

 

Tutto si svolge in un bosco, quello classico delle favole, dove gli animali vanno d’accordo, si vogliono bene, si aiutano, si consigliano, si incoraggiano, si correggono a vicenda, si rispettano nella loro diversità, sono sempre disponibili ad accogliere nuovi amici, conoscono i loro diritti e i loro doveri, amano i loro genitori, i loro nonni, chi si prende cura di loro e dove tutti rispettano la natura.

 

Nel bosco l’albero più maestoso è una quercia che ha sette robustissimi rami. Ogni ramo rappresenta una regola della felicità.

 

I nostri animali del bosco sono cuccioli come voi, i più grandicelli hanno la vostra stessa età, vanno a scuola come voi e hanno pregi e difetti come voi.

 

Un anno non ben determinato, all’inizio dell’estate, proprio come voi che avete la fortuna di essere in questo bellissimo posto, hanno scelto di raggiungere, in una settimana, un obiettivo molto impegnativo, ma non impossibile: arrampicarsi sui sette rami della quercia per capire e mettere in pratica le sette regole della felicità, ognuno secondo i propri talenti

 

Noi faremo lo stesso in questa settimana, faremo proprio come loro, ci aiuteremo e ci incoraggeremo nell’arrampicata, ramo per ramo e, se nello sforzo mancheremo la presa del ramo-regola di turno, ci rialzeremo, ci leccheremo qualche sbucciatura, e ricominceremo a salire fino al settimo ramo.  

 

E dal ramo più alto, ripensando alla fatica e alla forza di volontà che abbiamo saputo impiegare, ci accorgeremo, quasi non credendo a noi stessi, di essere diventati più bravi e più maturi. Saremo orgogliosi di noi stessi e sentiremo dentro di noi una felicità che nessuno potrà portarci più via. Una felicità contagiosa che avvolgerà noi dello staff, i nostri genitori, fratelli, nonni, parenti, amici e perfino, per chi ha la fortuna di possederli, i nostri amici cani, gatti, canarini, tartarughe e puzzole che, per l’occasione manderanno un dolce avvolgente profumo.

 

Scaldiamo i muscoli, allora, mettiamo in moto il nostro cervello, concentriamo la nostra mente sull’obiettivo che ci siamo proposti di raggiungere e iniziamo l’arrampicata. 

 

Raggiungere il primo ramo è relativamente facile, è solo ad un paio di metri da terra, basterà una breve rincorsa e un salto per afferrarlo … Ma attenzione! Non sottovalutiamo niente, facciamo tutto con serietà e massimo impegno.

 

 

 

PRIMA REGOLA DELLA FELICITÀ:

 

PRENDI TU L’INIZIATIVA

 

Semmy lo scoiattolo si stava annoiando, annoiando, annoiando … E angosciava la sua mamma, come fanno tanti bambini, con la solita cantilena: “Mamma, non so cosa fare, mi sto annoiando, sono stufo”.

 

E la sua mamma, che da tempo ormai non sapeva più cos’era la noia presa com’era dai mille lavori della tana e dalla cura dei figli, con grande pazienza suggerì a Semmy di prendere uno dei tanti giocattoli che lui stesso aveva disseminato per la tana, bastava allungare la mano, lavorare di fantasia e la noia sarebbe passata.

 

Niente. Al nostro amico non glene piaceva più nessuno.

 

Allora la mamma gli suggerì di andare dalla sua amica Sophie, la scoiattolina dell’albero accanto, quella aveva sempre qualcosa da fare e qualche buona idea per impiegare il tempo gliela avrebbe suggerita di sicuro.

 

Sophie non c’era, era andata in biblioteca a riportare il libro appena finito di leggere e a prenderne un altro.

 

La mamma allora lo invitò ad andare a giocare all’aperto con Pokey, il porcospino.

 

Pokey era un esperto in pigrizia e infatti stava beatamente dondolandosi sull’amaca e a giocare non ci pensava nemmeno, al massimo gli avrebbe fatto posto sulla sua amaca.

 

Il nostro scoiattolo allora andò da Lily la puzzola.

 

Lily stava disegnando e suggerì a Semmy di darle una mano a colorare.

 

Era l’ultima cosa che avrebbe fatto.

 

Andò a vedere se poteva aiutarlo Goob l’orso.

 

Goob era un naturalista convinto. Lo appassionavano tutti gli animali e le piante. E infatti lo trovò che con la sua lente di ingrandimento stava studiando il comportamento di una lunga fila di formiche.

 

L’unica cosa che seppe dire la nostra povera vittima della noia, fu che le formiche sono disgustose.

 

Allora andò da Jumper il coniglio. Lo vide che stava giocando da solo a fare canestri. Era abilissimo e si divertiva un mondo immaginando di beffare con la sua velocità avversari dieci volte più grandi e alti di lui.

 

Jumper stava aspettando proprio qualcuno con cui giocare e cercò subito di coinvolgere l’amico nella sua fantastica partita.

 

Niente da fare!

 

Per ultimo andò a trovare la topolina Allie. Ma Allie era ammalata, curata dalla nonna. Sammy, notate la delicatezza, chiese alla superindaffarata nonna di Allie di dargli qualche idea per fargli vincere la noia.

 

E qui entra in gioco la saggezza delle nonne: “Non pensi che tocca a te stesso cercare qualcosa di divertente da fare e non agli altri?

 

“Che vuoi dire?” chiese Sammy.

 

“Voglio dire che puoi trovare da te il modo di divertirti. Non hai bisogno che gli altri lo facciano al posto tuo. Devi solo guardarti intorno, troverai di sicuro qualcosa che ti interesserà”.

 

Sammy accolse il suggerimento. Notò tra i bidoni della spazzatura una vecchia radio con le antenne tutte storte che la nonna di Allie aveva gettato giudicandola ormai inservibile.

 

Prese la radio, la portò a casa e smanettò tanto che riuscì a farla funzionare di nuovo. Poi la impacchettò ben bene, come si fa con i regali preziosi, e tutto soddisfatto tornò di corsa a casa di Allie per donargliela. 

 

Quella medicina tutta speciale guarì in poco tempo la sua amica. 

 

Morale della favola: 

 

per liberarsi dalla noia non pretendere dagli altri la soluzione, trova in te l’interesse giusto, qualcosa di piacevole e agisci.

 

La noia è un difetto brutto: ti isola, allontana gli amici, ti fa diventare antipatico, ti intristisce, ti toglie la forza di volontà, ti fa sprecare un sacco di tempo.

 

Suggerimenti per le riflessioni durante il “deserto”.

 

Cosa ti far stare bene, contento di te stesso, felice?

 

Ti capita di “soffrire” di noia? Come la vinci?

 

 

 

Commento dei Ragazzi:

 

 

  1. Non sono una ragazza che si annoia spesso, ma non perché sono particolarmente speciale io, perché lo sono i miei genitori e i miei fratelli. Nei momenti in cui mi annoio arriva sempre il mio fratellino che Ha sempre un nuovo gioco in cui devo aiutarlo o mia sorella (che somiglia a Goob) con uno strano insetto a cui creare una casetta. In questi momenti mi sento davvero utile e sono felice di poter aiutare qualcuno. A volte però, quando sono triste, capita anche a me di cadere dall’albero e di farmi qualche ferita, perché nessuno è perfetto, ma chiunque può migliorare di giorno in giorno.
  1. La lettura di oggi mi ha fatto capire che bisogna sempre cercare di essere felici, anche nei momenti tristi, e cercare il lato positivo di ogni cosa. Io mi sento felice quando sto con la mia famiglia o con i miei amici e insieme ci divertiamo, ma anche se non ci divertiamo mi sento sempre felice. Poi ho capito che la noia è una cosa brutta e che spazza via la felicità di ogni persona. Se ci impegniamo possiamo sconfiggere la noia sperimentando dei giochi. Io per esempio sconfiggo la noia giocando con il mio fratellino a giochi inventati da noi. Quando abbiamo una persona vicino a noi che si sente triste ci contagia un po’, ma dobbiamo in tutti i modi fare trionfare la felicità.
  1. A me capita di annoiarmi, però quando mi capita questa cosa la sfrutto, la prendo come opportunità. Di solito, quando mi annoio, leggo un libro, uno di quei libri che ti portano in posti conosciuti o sconosciuti. Quei libri che mi fanno viaggiare nel tempo. Oppure vado in giro con le mie amiche, perché loro sono le mie amiche e con loro certo che non mi annoio. Ti fanno passare la voglia di stare a casa. Basta usare solo un po’ di fantasia e quella non ci manca.
  1. Per me si può essere felici perché la felicità dipende da tutti e tutto e nessuno ce la può togliere. Io sono contenta e soddisfatta di me stessa quando prendo dei bei voti a scuola, quando faccio nuove conoscenze e quando sto in famiglia.A me capita di soffrire di noia poche volte e la sconfiggo aiutando i miei fratelli e i miei genitori, inventandomi qualcosa o disegnando.
  1. Secondo me la felicità non deve dipendere dagli altri, siamo noi i diretti responsabili delle nostre scelte e di come le viviamo. Per sconfiggere la noia, che è la prima nemica della felicità, bisogna sforzarsi di vedere solo le cose belle eliminando la negatività. Passare del tempo in famiglia mi fa felice.