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SESTA REGOLA DELLA FELICITÀ:

INSIEME È MEGLIO. FACCIAMO GIOCO DI SQUADRA

Attenzione a salire sul sesto ramo. Sembra robusto come gli altri, ma è più giovane ed ha quindi maggiore oscillazione. Occorre usare prudenza, senso dell’equilibrio e decisione nella presa.

 

Ogni venerdì pomeriggio i cuccioli del bosco, iniziavano a festeggiare il fine settimana, sull’ampio prato che si stendeva ai piedi della grande quercia, con una partita di calcio. 

Era un rito ormai e serviva a rafforzare il loro spirito di gruppo.  Le squadre non erano fisse e neanche i ruoli. Cambiavano ogni settimana. Con questo sistema erano diventati veramente bravi anche tecnicamente.  Si divertivano un mondo. Vincere o perdere era diventato secondario. Al termine della partita non mancavano mai allegri sfottò per un tunnel, una finta o i complimenti per un gol all’incrocio dei pali o con portiere spiazzato. Una bella merenda e tutti a casa. 

Un venerdì irruppe sul prato la squadra dei grossi tassi cattivi, veri e propri bulli, prepotenti e anche vigliacchi perché se la prendevano con i più piccoli. Tutti li evitavano purtroppo e questo accresceva la loro cattiveria.

Senza preamboli e con tono aggressivo che non permetteva repliche si rivolsero ai nostri cuccioli: “O giocate contro di noi o sparite dalla circolazione!”

Erano grandi e grossi; il più piccolo di loro era il doppio del più grande dei cuccioli. Ma non era questo particolare a spaventarli di più. Loro erano abituati a rispettare le regole del gioco, ad evitare entrate pericolose, all’auto arbitraggio. Ma i tassi? Rischiavano di finire all’ospedale.

Non potevano rifiutare, sarebbero stati aggrediti lo stesso e senza nemmeno giocare. 

Chiesero allora qualche minuto per organizzarsi e si portarono all’ombra della grande quercia. Stabilirono le posizioni in campo, scelsero la tattica numero 5, quella che prevedeva passaggi veloci senza dribbling per evitare i contrasti. Poi unirono le mani, levarono alto il loro urlo di squadra e si portarono al centro campo dove i tassi li aspettavano.

“Vi schiacceremo come insetti”, furono le parole più gentili con cui furono accolti.

Il primo quarto d’ora della partita fu affrontato dai cuccioli, come potete immaginare, con un certo timore. 

I tassi correvano per il campo senza alcuna logica di gioco, ognuno per i fatti propri, senza passarsi la palla e con tiracci a casaccio accompagnati da risate sguaiate e purtroppo da qualche parolaccia. 

I cuccioli li lasciarono sfogare poi sfoggiarono il loro gioco di squadra, esaltato, in questa occasione e con questi avversari dalla tattica numero 5. I tassi sembravano ubriachi, non riuscivano a toccare palla e nemmeno ad entrare sull’uomo a gamba tesa perché appena si avvicinavano di qualche metro al possessore di palla, quella schizzava lontano verso il giocatore più vicino alla porta avversaria. 

Alla fine del primo tempo: Tassi 0 cuccioli 3.

Inizio secondo tempo: cuccioli in campo – tassi spariti. 

Se ne erano andati con la classica coda tra le gambe! … Meno uno, quello considerato il capo.

Venne fuori da un cespuglio e si avvicinò ai cuccioli che, dopo la grande meraviglia, si abbracciavano ed esultavano a centro campo.

“Ricorderò per tutta la vita la lezione che ci avete dato! E farò di tutto per farla entrare nella testa dei miei amici”, disse convinto a testa bassa.

Il venerdì successivo i tassi “convertiti” chiesero gentilmente di giocare con i cuccioli. Braccia aperte ed abbracci per tutti.

Fu una partita storica … Nel bosco da allora in poi non ci furono più bulli. 

 

Morale della favola:

 

Attenzione, per questa favola ci sono più “morali”. 

Vale la pena trovarle e discuterne.

 

Ecco qualche spunto:

Se ognuno gioca per conto suo è difficile vincere.

Abbiamo bisogno degli altri “per fare gol”.

Questo vale anche nella vita.

La società migliora se uniamo le forze, se ognuno fa il proprio dovere in famiglia, a scuola, sul lavoro e … perfino sui campi di gioco.

Con l’esempio, che diventa una solenne lezione, si possono ricuperare anche “i tassi cattivi”.

COMMENTO DEI RAGAZZI:

  1. Forse a scuola sono stata bullizata per non so quanto tempo. Quando arrivavo a casa, il peggio me lo tenevo dentro e poi giorno per giorno faceva più male. Dopo tanto tempo non ce l’ho più fatta e allora l’ho detto alla mia mamma. Dopo mi sono sentita più leggera. Quando l’hanno saputo i miei insegnanti sono subito intervenuti e la bulla dopo si è calmata e si è resa conto che non era molto bello fare del male e rimanere da sola. La lezione di oggi è stata molto bella; ogni giorno che ci arrampichiamo sui rami della quercia siamo sempre più in alto, diventa più difficile anche se ci sono le tacche, ma la cosa più importante è sapere che non siamo soli, ma siamo una squadra. Nella storia i cuccioli hanno fatto capire la lezione ai tassi. Secondo me tutti dobbiamo fare così (Carlotta Gussoni). 

  1. La storia di oggi è quella che mi è piaciuta di più, perché ci da una lezione importante, cioè che non bisogna mai farsi aggredire dai “tassi cattivi”, ma accettare la sfida che propongono anche se non sempre è facile oppure andare a chiamare un adulto. Anche in questa storia i personaggi che hanno sbagliato hanno riconosciuto il proprio errore. Mi sono sempre chiesta:” perché esistono delle persone cattive detti bulli”? Con il momento formativo ho trovato la risposta alla mia grande domanda: ibulli esistono perché sono persone che hanno avuto un problema grave e pensano sia colpa del mondo e delle persone che ci vivono. Alla fine però riconoscono i propri errori e noi dobbiamo assolutamente perdonarli. Penso che le morali di oggi siamo molto istruttive perché, facendo gioco di squadra, si arriva a risultati migliori. Questo ramo della quercia è stato difficile da raggiungere ed io stavo cadendo dall’albero, ma ho sfruttato una tacca cioè i miei genitori, che mi hanno fatto fare sport di squadra come nuoto sincronizzato e mi hanno aiutato a rialzarmi nei miei errori (Ludovica Serio).

  1. Mi piace sempre parlare e discutere sui bulli, non perché mi piacciono loro, ma perché imparo ogni volta qualcosa di nuovo su come comportarmi se dovesse capitare di scontrarmi con loro e su come difendermi. Ho imparato che spesso il bullo è una persona sola e isolata che, oppressa dal senso di inutilità, decide di reagire comportandosi male; a volte lo fa anche perché ha subito lo stesso comportamento in passato. Il racconto di oggi non parlava solo di bulli, ma in gran parte del gioco di squadra. Mi è piaciuto come hanno giocato i cuccioli facendo capire ai bulli che con la prepotenza e senza gioco di squadra non si arriva da nessuna parte. Spero che dopo questa settimana possa imparare anch’io ad accogliere nella mia squadra, come hanno fatto i cuccioli, chi ha sbagliato e si è pentito. Grazie staff per questa bellissima vacanza e per averci donato queste sette regole verso la felicità (Martina Bosetti) .

  1. In un gioco di squadra bisogna giocare tutti e non ci deve essere qualcuno che, perché è il più forte o si crede più forte, giochi da solo. Se qualcuno non fa gioco di squadra è difficile vincere perché, una persona contro una squadra intera non può competere. Questo non vale solo per un gioco o uno sport, ma anche per la vita. Per esempio in un cantiere non può lavorare un solo operaio, ma devono essere in tanti. Se ogni persona in una città o in un paese fa il proprio dovere non c’è bisogno che ci siano i vigili che danno le multe. Quando ci sono dei bulli non bisogna reagire con la forza, ma con gentilezza e pazienza perché altrimenti questi continuano a fare i bulli magari anche senza rendersi conto di quello che stanno facendo. Nel racconto di oggi i tassi hanno sbagliato, ma per fortuna il loro capo ha riconosciuto il loro errore e ha fatto in modo di far capire a tutti di aver sbagliato. Io avrei pensato un p più dei cuccioli ad affrontare la partita e avrei avuto anche un po più di paura. I tassi hanno fatto una figuraccia, ma potevano anche scusarsi subito con i cuccioli. I cuccioli hanno dimostrato che si può vincere, facendo gioco di squadra contro qualcuno più grande e grosso di loro (Giulia Armagno) .

  1. Siamo giunti al quinto giorno e i rami sono sempre più in alto. Per me questa storia è una delle più belle. Mi ha colpito molto perché alla fine i bulli si sono resi conto che avevano sbagliato, questa è stata una delle parti più belle, si sono scusati e hanno fatto pace con i cuccioli. Prima infatti i tassi erano contro i cuccioli e ogni bullo, quando aveva la palla, non la passava a nessuno, se la teneva tutta per se. Mio papà mi dice sempre che l’unione fa la forza. Per me questo insegnamento è molto importante e mi seguirà nel corso della mia vita (Giorgia Bai).

  1. Devo prima di tutto ringraziare lo staff per tutto quello che hanno fatto per noi compreso il libretto. La favola del quinto giorno è stata la mia preferita perché mi ha insegnato che non importa quanto sei forte, veloce o grosso, ma quello che conta è quanto sei intenso di cuore. Qua a Disentis mi piace molto e vorrei che questa vacanza durasse di più (Marco Caimi).

  1. Oggi siamo saliti sul sesto ramo ed è stata una lezione per tutti. Io gioco a basket. Noi siamo una squadra abbastanza unita. Quando giochiamo, durante tutta la partita facciamo lavoro di squadra. I cuccioli del bosco hanno dimostrato di avere forza, coraggio e furbizia. La felicità in questo argomento consiste nell’aiutare chi è un bullo. Ringrazio Ivan per avermi fatto sentire in una vera squadra. Fa niente se perdiamo, l’importante è partecipare (Nicole Algisi).

  1. La storia di oggi mi ha fatto capire che bisogna sempre essere gentili con gli altri e mai fare i bulli. Nella mia classe ad esempio c’è un bambino che non è proprio un bullo, ma ne combina di tutti i colori (Carola Lo Piccolo).