L’AMBIENTE, I PROTAGONISTI, RE MUFASA
Siamo in Africa, in quella fascia climatica che chiamiamo tropicale, posta sopra e sotto l’equatore. E’ il paesaggio fantastico della savana con le sue stagioni, pioggia e siccità, che si alternano e con un clima di eterna primavera.
Nessun luogo della terra è ricco di tante specie di animali come la savana africana. Ogni specie col suo habitat, col suo territorio, col suo cerchio della vita … E col suo re.
Mufasa è uno dei re, il più famoso e diventerà anche il nostro re in queste tre settimane.
Mufasa dall’alto della rupe governa saggiamente tutti i suoi sudditi.
Protagonisti di questa superlativa favola sono:
Simba, figlio di Mufasa ed erede al trono,
Scar, il cattivo, fratello di Mufasa e zio di Simba,
Nala, amica del cuore di Simba,
Zazu, consigliere del re e premuroso protettore dei cuccioli del branco, le iene, sempre affamate e perverse, Timon e Pumbaa, amici per la pelle anche se diversissimi per specie e carattere. Salveranno Simba dalla più nera depressione.
Rafiki, il saggio stregone.
Conosceremo, nei nostri sei giorni, questi personaggi, il ruolo e il compito che hanno nella vita del branco e della savana.
Questo primo giorno lo dedichiamo al re Mufasa.
Mufasa ha ricevuto il governo dal padre e lo trasmetterà al figlio Simba con tutte le tradizioni, le leggi ed i valori che permettono al branco una vita serena.
E’ un re saggio, conosce bene i suoi sudditi con pregi e difetti, si preoccupa per tutti, sa imporsi con giusta severità, li protegge, sa provvedere alle loro necessità.
Stravede per suo figlio Simba; lo vuole, come tutti i genitori, perfetto.
Con lui è sempre pronto e disponibile, non perde occasione per istruirlo, per riempirlo di raccomandazioni, metterlo in guarda dai pericoli anche con delle proibizioni, di educarlo con l’esempio più che con le parole.
Abbiamo ricordato, nella premessa, la sua spiegazione sul significato del “cerchio della vita”.
Vediamolo oggi impegnato ad esaudire la giusta curiosità del figlio, a rispondere al bombardamento dei suoi ”perché?”, a controllare la sua sete di indipendenza e la sua esuberanza che potrebbe metterlo nei guai.
Le domande di Simba iniziano appena sveglio:
“Perché ci siamo alzati cosi presto?”. “Dove stiamo andando”?. “Siamo arrivati”? …
“Calma, Simba. Siediti vicino a me … Guarda Simba … Tutto ciò che è illuminato dal sole è il nostro regno”.
Il cucciolo è estasiato e quasi spaventato dall’immensità del territorio. Sa solo esclamare “Uahuuuu!”.
“Il periodo di reggenza di un re sorge e tramonta come il sole. Un giorno, Simba, il sole tramonterà su tuo padre e sorgerà con te, come nuovo re.”
“E questo sarà tutto mio?”
“Tutto quanto!”
“Tutto ciò che è illuminato dal sole? … E i posti all’ombra, allora?”
“Quelli sono oltre i nostri confini. Non ci devi mai andare, Simba”.
“Ma credevo che un re potesse fare ciò che vuole”.
“Oh, essere re vuol dire molto di più che fare quello che vuoi”.
Vediamo quale insegnamento Mufasa vuole trasmettere al figlio e immaginiamolo riferito anche a noi.
Per prima cosa ricordiamoci che non siamo eterni. Nel nostro arco di vita più o meno lungo, lasciamoci scaldare e guidare dalla luce del sole, cioè dal bello, dal buono e dal giusto.
“E quei posti all’ombra allora?”
Rappresenta il buio, tutto ciò che è negativo, che ci allontana dalla luce, che ci fa correre dei rischi, che ci fa dimenticare gli insegnamenti e le raccomandazioni di chi ci vuole bene, che ci fa accantonare o addirittura dimenticare il compito ed il ruolo che abbiamo scelto per completare alla grande il nostro cerchio della vita.
La fine della luce e l’inizio dell’ombra segnano il confine invalicabile, anzi l’insieme di quei confini che ci sentiamo imporre quando ci crediamo già grandi, capaci di capire e di scegliere, di bastare a noi stessi, di essere dei re a cui tutto è concesso, di poter uscire dal buio e tornare alla luce, senza troppa fatica, quando vogliamo.
Mufasa come leone adulto, come padre e come re ha una grande esperienza. Sa cosa c’è nei “posti d’ombra”, non vuole togliere al figlio la libertà, vuole solo proteggerlo. Sa che da certi luoghi d’ombra non si torna indietro, che con certi incontri non si rischiano solo graffi e piccole escoriazioni, ma si rischia la vita.
Non c’è bisogno di sbattere la testa contro il cemento armato per vedere che è più duro.
“Ma credevo che un re potesse fare ciò che vuole”.
“Oh essere re vuol dire molto di più che fare quello che vuoi”.
In questa risposta di Mufasa c’è tutto! Essere grandi non vuol dire poter far tutto. Si può far tutto quello che è nella luce di bello di buono e di giusto. Non tutto, non certamente quello che ci porta nell’ombra. E’ l’eterna discussione sul vero significato di libertà. La vera libertà non consiste nel poter scegliere tra bene e male, ma tra bene e bene. Tra ciò che è sempre più bello, più buono e più giusto.
Tutti i genitori dicono dei no, anzi devono dire dei no e li devono dire dall’autorità che deriva dal loro amore.
Sono inevitabili contrasti e discussioni in famiglia, ma non devono mai degenerare. I musi lunghi ci stanno, ma non devono durare. Qualche parola di troppo può sfuggire, ma non deve ferire. Per i ragazzi è naturale cercare di ottenere sempre maggiore indipendenza, è il cerchio della vita e vorrebbero bruciare le tappe.
Per i genitori è altrettanto naturale preoccuparsi, cercare di frenare, di procrastinare il più possibile l’ora dell’indipendenza.
Spesso, dobbiamo riconoscerlo, gli addetti all’educazione dei figli e dei giovani, non riescono a seguire i cambiamenti vorticosi di vita.
Prima un cambio di generazione avveniva almeno ogni venti anni. Oggi ogni cinque e forse meno. Tutto cambia così in fretta che rischiano di essere travolti i valori di riferimento.
Ma i ragazzi non possono nemmeno pretendere che siano normali certi comportamenti che vengono giustificati dal “così fanno tutti e se non fai così sei fuori”.
Questo riguarda il linguaggio, la moda, i divertimenti, l’impiego del tempo libero, i luoghi di incontro, i gusti musicali, i miti di riferimento, l’uso del cellulare e oggetti affini, fino ad arrivare a giustificare le varie forme di dipendenza.
Ai genitori e a tutte le figure di riferimento (insegnanti, allenatori, sacerdoti, ecc.), raccomandiamo di comportarsi come Mufasa: esserci, dialogare, ascoltare, rispondere con giuste argomentazioni e avere tanta, ma tanta pazienza.
Ai ragazzi consigliamo le stesse cose … con l’aggiunta di non vedere nemici quando ci sono dei no, ma solo persone che tengono moltissimo a loro.
Tra generazioni deve prevalere la voglia di completarsi ed arricchirsi nel rispetto, sempre, dei ruoli e dei compiti.
Commento dei ragazzi
Ogni volta che riguardo il cartone del Re Leone, durante la scena della morte di Mufasa, devo ammettere, che sempre qualche lacrima prende il sopravvento su di me. Pensavo sempre che questa mia reazione fosse legata al mio essere molto emotiva e quindi non l’ho mai presa sul serio. Oggi però leggendo questa paginetta mi sono resa conto che tutto ciò che facciamo, che viviamo, che proviamo non avviene a caso, ma appartiene a quel famoso “cerchio della vita” che si differenzia per ognuno di noi. Il cerchio della vita, purtroppo, è ricco sia di luoghi di luce sia di luoghi di buio poiché noi essere umani, molte volte, per credere dobbiamo provare. Mufasa aveva proibito a Simba di andare nel luogo buio, eppure il figlio, spinto dal voler dimostrare qualcosa e spinto da quella sete di conoscenza negativa che porta solo ad appagare un bisogno, non ha ascoltato il padre. Personalmente io mi sento come Simba: persa. Ogni giorno devo lottare per trovare un posto nella vita e nonostante io usi tutte le mie forze, ci sono volte che io rimango nel tunnel buio, perdendo la luce, nonostante un mio Mufasa mi avvisi. E’ difficile credere ed accettare che i genitori hanno ragione e che molte volte si rischia pure la vita. Sono io la prima a dire la frase “tanto non succederà niente, che vuoi che succeda?”. Invece no, purtroppo non va sempre bene. Con questo non sto dicendo che non bisogna sbagliare, che si raggiunge sempre la luce, ma mi sto promettendo di ascoltare il mio Mufasa e capire ciò che mi vuole solamente proteggere. Nessuno è perfetto, quindi anche i Mufasa sbagliano, diventar grandi quindi significa ascoltarli, ma alcune volte anche lasciarli andare e spiccare il volo vivendo al meglio la nostra esistenza. I Mufasa che non ci sono, che non dialogano, che scappano davanti alle difficoltà, che hanno paura di farti diventare grande vanno lasciati andare. Sì, fa male. Sono io la prima a dirlo, ma ognuno di noi ha il diritto di vivere la sua vita con le persone che veramente credono in lui, che lo rimettono in piedi, che gli tengono la mano quando ha paura, ma anche che lo lascia vivere la sua vita nel migliore dei modi.
Credo che Mufasa nei confronti di Simba sia molto protettivo un po’ come i miei genitori che sono sempre pronti ad aiutarmi quando sono in pericolo. Ora capisco che loro fanno di tutto per garantirmi una bella vita. Io a volte gli rispondo male perché quando discuto con loro dico cose che non vorrei dire e li ferisco, ma poi ci sto male pure io, ho i sensi di colpa, una cosa terribile. Ora vorrei gridargli che mi dispiace, che ho sbagliato, ma a volte sono superficiale, senza volerlo. Non glielo dico spesso, ma li ringrazio di tutto, li ringrazio anche per avermi detto di no. Li ringrazio per avermi fatto venire qui a Disentis perché ogni anno qui imparo molte cose che la scuola non mi insegnerà mai. A scuola imparo le materie, qui insegnano lezioni di vita.
Mufasa: un grande re. Il film è speciale, trasmette un’emozione unica. Da piccola era il mio film preferito, ma non ho mai capito il vero significato e allora lascerò che sia la vita a spiegarmelo; anche se è un film così vecchio coinvolge sempre tutti dai più grandi ai più piccoli. Io penso che a Disentis si possano capire delle cose anche nei film per bambini, che c’è dietro un significato da adulti. Questo film dimostra che dopo il buio c’è sempre il sole. Secondo me è molto attuale. Mufasa è una persona tranquilla e pacifica. MI è piaciuta la scena in cui Mufasa sgrida Simba, ma poi si sono messi a giocare. Questo dimostra che non serve litigare per trovare la pace, ma bisogna solo capire il concetto. Molti genitori non capiscono questa cosa che è fondamentale. Genitori al posto di metterci in castigo trovate la forza di parlare!
Spesso, durante il giorno, vorrei fare ciò che voglio, e sempre i miei genitori solo lì per dirmi di no e guidarmi. Sono sempre stata una persona che cerca di seguire le regole, anche in se in questo ultimo periodo la mia voglia di trasgredire si fa sentire più che mai, soprattutto se quello che io non posso fare, i miei lo fanno, così va a finire che in qualche modo cerco di farlo. Anche per venire a Disentis, quest’ anno, ho dovuto tenere un po’ il muso lungo perché all’inizio i miei genitori non volevano mandarmi. Faccio ancora fatica a capire questa mia voglia di trasgredire, anche se so che è legata all’età, ma con il tempo sto imparando a conviverci. So che come tutto è arrivato, prima poi passerà. Per il momento devo solo capire ciò che è sbagliato, così da non cadere in una o più delle trappole del mondo e della vita. Di discussioni in famiglia ce ne saranno ancora e anche se potrò rimanerci male per qualcosa, so che i miei genitori mi vogliono bene e sono lì per guidarmi.