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PO PANDA GIGANTE

 

Sì, sono proprio io il protagonista di questa storia, anzi degli avvenimenti che vi stiamo narrando e che passeranno alla Storia.

E siccome sono un genio nell’osservare le reazioni delle persone che fanno la mia conoscenza, ho notato che molti tra i presenti a Disentis, Staff compresi, guardando la mia foto, si sono scambiati sorrisi di ironica meraviglia e bisbiglii di incredulità. Capisco e perdono chi fa solo ora la mia conoscenza. Scuserò benignamente gli altri, quelli che hanno già visto il film, perché (poverini) si sono fermati alla prima impressione.

Sono sicuro che mi apprezzerete al termine di questo secondo giorno, se seguirete con attenzione il mio racconto.

E’ vero: sono imbranato, goffo, maldestro, timido, confuso, impacciato, indeciso (basta così, altrimenti mi autoscoraggio), ma ho una qualità che solo io possiedo in sommo grado. Sono un Sognatore! E il mio sogno è: “diventare un grande Maestro di kung fu”.

Con quel fisico? Con quel pancione che sembra appena uscito da una razzia del reparto alimentare dell’Esselunga di Viale Europa di Varese?

“Ebbene Sì! Passerò alla storia come un grande esperto di kung fu”.

Sono un abitante della Valle della Pace e lavoro, da quando ero bambino, nella spaghetteria del mio padre putativo Mr Ping. 

Non ho mai conosciuto i miei genitori naturali e non ho mai voluto sapere il vero motivo della mia adozione. So solo che il Signor Ping è la persona più buona del mondo, la più generosa, la più saggia, la … quella insomma che mi ha voluto sempre un mondo di bene.

Non potevamo essere più diversi: io un panda gigante; lui un’oca gignoide. Io un quintale ed oltre di muscoli; lui pochi chili di peso compresi il becco e le piume. Eppure, devo ripeterlo, pochi padri sono stati grandi come lui. 

E siccome nessuno è perfetto, anche il mio papà aveva un difetto: una testa più dura del marmo di Carrara. Ha sempre desiderato e preteso che io continuassi, magari modernizzandola e sviluppandola, la tradizionale attività lavorativa di famiglia: la spaghetteria. Io mi vedevo maestro di kung fu; lui mi vedeva con il berretto di chef stellato a scodellare spaghetti. Potevo deluderlo? Con quale coraggio! E il mio sogno non valeva niente?

Nelle ore lavorative servivo a tavola scodelle di spaghetti tipo catena di 

montaggio e lo facevo anche con professionale maestria ed originale abilità, ammirato da tutti i clienti. Ma quando tornavo nella mia stanza ero un Maestro di kung fu potenziale che si allenava con scrupolo nella grande disciplina di arti marziali. 

I giorni passavano lenti, le settimane passavano lente, i mesi passavano più lenti ancora, gli anni non passavano mai. Ed io dietro al mio sogno sempre presente e accarezzato. 

Fino a quando … fatemi prendere fiato e gustare il momento fatidico, fino alla svolta della mia vita, fino all’autentico miracolo … 

Ecco come andarono le cose. Il grande saggio Oogway, ricco di anni e di esperienza, sentendosi vicino al grande passo, chiamò a raccolta tutti gli abitanti del villaggio al Palazzo di Giada per nominare … faccio fatica solo a pronunciare il nome, il … il … Dai, ragazzi aiutatemi a dirlo, 

il … Guerriero Dragone! Grazie! Bravi! 

Ci incamminammo tutti verso il tempio; io addirittura trascinandomi il Carrettino sforna spaghetti per eventuali clienti. Abbandonai quasi subito il carrettino perché diventato, con tutti quei gradoni che portavano al Palazzo di Giada, più pesante di un tir. 

Arrivai tardi al Palazzo. Trovai tutte le porte sbarrate. Dovetti ricorrere all’abilità che usavo nelle emergenze e finalmente riuscii ad entrare in modo a dir poco rocambolesco (vedere il film per credere). 

Mi persi tutti i preamboli; non riuscii nemmeno ad ammirare le esibizioni dei migliori allievi del maestro Shifu. Uno di loro, era opinione comune ed anche mia, era destinato a diventare Guerriero Dragone. 

Non potevo mancare all’evento che sognavo una notte sì e l’altra pure. 

Ero stordito ed emozionato quando il Saggio Oogway impose il silenzio e prese la parola. Ricordatevi che io ero appena atterrato, dopo un triplo salto mortale, proprio al centro del cortile. 

Il Saggio non si mostrò nemmeno sorpreso. Chi viene dal cielo è sempre il benvenuto, avrà pensato. 

Posò su di me il suo sguardo penetrante, incredibilmente intenso, profondo e, persino, pieno di gioiosa meraviglia. 

Mi volle al centro dell’assemblea e mi collocò tra lui e il suo miglior allievo Maestro Shifu. 

Poi in atteggiamento ispirato, guardandomi negli occhi e, senza preamboli, pronunciò la formula solenne prevista per l’elezione del GUERRIERO DRAGONE.

Ero così stordito ed emozionato che ricordo solo le prime parole: “Io Oogway, in nome degli abitanti del Villaggio della Valle della Pane …”

Cosa aveva intravisto in me? Non so dirlo. Sicuramente quelle qualità che un Guerriero Dragone deve possedere e che io stesso non sapevo di avere.

Aveva spiazzato tutti. La meraviglia si toccava con mano e anche la delusione. 

Il più deluso e preoccupato per quella nomina si mostrò proprio il Maestro Shifu. 

Come avrebbe potuto trasformare quel Panda Gigante, quell’ammasso di grasso in un maestro di Kung fu? Uno qualunque degli abitanti del villaggio sarebbe stato, per lui, più adatto di me. Il Saggio Oogway, pensava, si stava sicuramente sbagliando. Quel ruolo comportava la grande responsabilità di difendere il villaggio dalle mire distruttive del malvagio Tai Lung. 

Ed io, per il maestro Shifu ero solo, al massimo, un bravo spaghettaro.

Il Saggio Oogway allora ci portò sulla rupe sacra che sovrasta il Palazzo, all’ombra del grande pesco. Si rivolse dolcemente al suo allievo per consolarlo e convincerlo che la sua scelta era giusta, con queste frasi che per me, in quel momento di grande emozione, risultarono oscure. 

Le ricordai e ne compresi il significato solo quando il Maestro Shifu iniziò ad allenarmi, per mantenere la promessa fatta al Saggio Oogway.

Le parole erano queste: 

“Il Panda non adempirà mai al suo destino, né tu al tuo, se non rinuncerete all’illusione del controllo. Guarda quest’albero, Shifu: non posso farlo fiorire quando mi aggrada, né farlo fruttificare prima del suo tempo”.

“La tua mente è come quest’acqua, amico mio; quando viene agitata diventa difficile da vedere, ma se le permetti di calmarsi la risposta ti appare chiara”.

“Il marchio di un vero eroe è l’umiltà”.

“Qualunque cosa tu faccia, quel seme crescerà e diventerà un pesco, magari tu desideri un melo o un arancio, ma otterrai un pesco”.

“Il caso non esiste”.

Poi il Saggio si rivolse a me per incoraggiarmi a met

tere da parte ogni dubbio: 

“Mollare, non mollare … Spaghetti non spaghetti … Ti preoccupi troppo per ciò che era e ciò che sarà: C’è un detto: ieri è storia, domani è un mistero, ma oggi … è un dono. Per questo si chiama presente”. 

Dopo averci donato i suoi ultimi consigli il Saggio Oogway scomparve alla nostra vista coperto di petali di pesco. 

Sono troppo stordito, ragazzi, per continuare a raccontare quel che avvenne appena tornammo al villaggio. Conoscerete tra qualche giorno come andarono le cose”. 

Consigli di riflessione per i ragazzi. 

Po non ha avuto un’infanzia facile, ma ha goduto del dono di un’adozione piena di amore. 

Parliamo di progetti e sogni personali e confrontiamoli con quelli che i nostri genitori hanno per noi. 

E’ necessario credere sempre in noi stessi senza lasciarci scoraggiare dagli ostacoli che si frappongono. 

I nostri difetti e i nostri limiti non devono mai avere il sopravvento sulla nostra autostima. 

Scopriamo il significato delle frasi dette dal saggio Oogway al maestro Shifu e a Po. 

 

Consigli di riflessione per i genitori. 

Essere genitori perfetti è onestamente molto difficile, ma uno ci tenta lo stesso. 

I nostri figli possiedono talenti e limiti: come scoprirli per aiutarli nelle scelta del loro futuro? 

Sogni, desideri e progetti devono poi fare i conti con la realtà e con la forza di volontà necessaria per essere realizzati. 

Quali sono le parole giuste per indirizzare ed incoraggiare? Forse un aiuto lo possiamo trovare nelle frasi del Saggio Oogway. 

RIFLESSIONE RAGAZZI

 

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