MAESTRO SHIFU E TAI LUNG
“Io sono Shifu, un panda rosso minore. Sono considerato il più grande e famoso Maestro di Kung fu di tutta la Cina. In questa storia occupo un posto delicato e di grande responsabilità.
So di essere molto severo e di avere un carattere scorbutico e scostante che non mi rende simpatico, anzi spesso io stesso mi reputo odioso.
Il mio comportamento ha però due giustificazioni: una è legata allo spirito della disciplina di cui sono maestro e che devo trasmettere, senza cedere ad alcuna debolezza, ai miei allievi, primo fra tutti a colui che sarà eletto Guerriero Dragone. Il Kung fu è una disciplina che pretende il massimo dal fisico di chi la pratica ed ha dei valori di vita che la fanno diventare una vera e propria religione.
L’altra giustificazione, molto personale e dolorosa, deriva da una grande delusione che ancora mi opprime il cuore: ho fallito col mio allievo più bravo, Tai Lung.
Tai Lung è un leopardo delle nevi. Lo trovai che era appena nato, abbandonato, coperto di foglie ghiacciate sotto l’ultimo albero della grande montagna, dove ero andato ad allenarmi in un mattino di neve. Lo raccolsi e me lo strinsi al petto. Lui scomparve quasi nelle pieghe della mia pelliccia. Il suo corpicino tremava di freddo e di paura mentre il mio cuore pulsava di emozione. Per me diventò subito il figlio che non avevo mai avuto.
Crebbe sano, forte, abilissimo, instancabile e con un incredibile talento naturale per il kung fu.
Decisi di allenarlo per farne il Guerriero Dragone. In lui riposi tutta la mia fiducia e le mie speranze; lo vedevo predestinato a grandi imprese.
Non mi accorsi, e questo è difetto di molti padri, del suo lato oscuro. Giustificavo e perdonavo i suoi atteggiamenti di esaltazione, di superbia, di esagerata autostima, che lo portava a sentirsi superiore su tutto e tutti. Li giudicavo dei pregi e delle qualità necessarie ai compiti a cui lo vedevo destinato. Lo consideravo degno di ricevere la Pergamena del Drago che gli avrebbe concesso poteri sovrannaturali.
Lui a quello mirava, ma al solo scopo di dominare il villaggio, non di proteggerlo. Ed io, accecato dall’affetto e dall’orgoglio di padre, non me ne ero accorto.
Ho vissuto in tutti questi anni schiacciato dai sensi di colpa. Mi sono sentito un fallito come padre e come maestro.
Fu il Saggio Oogway ad accorgersi che Tai Lung era malvagio dentro e che voleva il potere della pergamena solo per lui. E fece bene a negargliela.
Tai Lung reagì con furia inaudita. Sconvolse la vita nella valle, terrorizzò il villaggio, si scagliò anche contro di me dimenticando che lo avevo salvato da morte sicura, che lo avevo nutrito, istruito nell’arte marziale più nobile e che soprattutto lo avevo amato più di me stesso.
Fu Oogwai ad immobilizzarlo durante uno dei suoi eccessi di follia e a farlo rinchiudere, incatenato, nella grande grotta, guardato a vista dai carcerieri più crudeli della Cina: gli incorruttibili Rinoceronti.
In quella terribile prigione è rimasto rinchiuso per venti anni, fino a quando il Saggio nominò, con la cerimonia che vi abbiamo raccontato, nuovo Guerriero Dragone Po e mi fece promettere di allenarlo, di rendere Il Panda Gigante capace di difendere il villaggio da ogni pericolo.
Sapete quanta fatica ho fatto nell’accettare questo compito e soprattutto credere che Po potesse diventare un grande Maestro di kung fu.
Come ci sono riuscito? Ve lo racconterò un altro giorno”.
“Io sono Tai Lung Leopardo delle nevi, il malvagio e voglio raccontarvi la mia versione dei fatti.
Sono stato abbandonato in una notte di gelo da mia madre! Non ci vuole una grande intelligenza per capire che un trauma del genere segna la vita di chiunque.
Shifu mi ha trovato per caso, durante uno dei suoi allenamenti in alta montagna. Non era venuto a cercarmi, non sapeva nulla del mio abbandono. Si era trovato lì per caso!
“Il caso non esiste”, vi ha insegnato il Saggio Oogway, ma io non volevo essere trovato per caso; non volevo essere stato abbandonato dalla mia mamma, volevo essere amato e protetto fin dal primo vagito, non rischiare di morire congelato. Quel gelo mi è rimasto nel cervello e nel cuore per sempre e mi ha fatto diventare un mostro.
Shifu mi ha raccolto e mi ha voluto bene come un padre. Ne siete sicuri? Non ha voluto invece colmare il vuoto di non essere mai stato padre? E’ facile commuoversi davanti ad un cucciolo abbandonato e portarselo a casa.
E’ tutto vero quello che vi ha raccontato. Mi ha nutrito ed insegnato tutti i segreti del kung fu; ma è stato anche merito mio se sono diventato il più forte dei suoi allievi, il più degno di essere eletto Guerriero Dragone, di ricevere la Pergamena del Drago con i suoi poteri sovrannaturali.
Quando sono diventato abbastanza grande per liberarmi dalla tutela di Shifu sentivo di poter fare a meno di lui e seguire il mio istinto: impadronirmi di ogni potere sugli abitanti del villaggio.
Ero il più forte ed era mio diritto possedere anche la Pergamena del drago. Invece … Quel rimbambito del vecchio Saggio Oogway, ormai con tre delle sue quattro zampe nella tomba, mi ha privato di tutto: perfino della libertà. Mi ha tenuto in prigione per venti anni!!! Ma sono riuscito a liberarmi.
E, vi giuro, mi riprenderò tutto quello che mi appartiene.
Consigli di riflessione per i ragazzi.
Avete mai pensato quanto è difficile e pieno di responsabilità il ruolo dei genitori?
Quanto valgono le giustificazioni di Tai Lung per spiegare la sua malvagità?
E’ possibile essere condizionati per sempre dalle esperienze negative o violenze subite?
l’educazione, i valori che ci sono stati trasmessi, le cure di ogni tipo, l’istruzione e l’amore che abbiamo ricevuto possono essere dimenticati?
Il passato, per quanto negativo, può avere tanto potere sulle nostre scelte future?
Attenzione agli alibi, alle scuse, alle facili giustificazioni, a dare la colpa agli altri per i nostri errori e insuccessi.
Consigli di riflessione per i genitori
E’ compito dei genitori capire i propri figli, accettare i loro limiti, incoraggiarli nelle loro incertezze, correggerli adeguatamente nei loro errori, valutare i loro sogni, ascoltarli, avere sempre tempo per loro e non dimenticare di ringraziare Dio per i loro talenti.
Quali sono le maggiori delusioni che i genitori possono ricevere dai figli?
E’ giusto deporre nei figli tutta la fiducia e tutte le speranze?
I figli non devono colmare i nostri “vuoti”, né tanto meno i sogni che non siamo stati capaci o non abbiamo potuto realizzare noi stessi.
Attenzione a non sottovalutare atteggiamenti, idee, azioni chiaramente discutibili.
Ma nemmeno drammatizzare i loro errori.
Quando è il momento di lasciarli andare, di farci da parte o almeno di allentare le redini?
Mai comunque cedere alla tentazione di aver fallito con loro. Questo è stato l’errore di Maestro Shifu con Tai Lung. Lo aveva circondato di amore, non poteva fare di più!
RIFLESSIONE RAGAZZI
2 Commenti
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Ragazzi…che giornate sentimentalmente e psicologicamente intense…come lo sono sempre quelle della settimana di Disentis! Ho compiuto 50 anni proprio il giorno che abbiamo accompagnato Ludo a Disentis per la sua e nostra terza volta! E’ crescita lei e noi con lei, in questo turbinio di riflessioni, emozioni, telefonate tanto attese quanto fugaci, ricerca spasmodica della nostra “bambina” nelle foto e nei video per sincerarci che sia serena e stia bene. Grandi emozioni ma anche grande nostalgia dell’essere vicini, delle chiacchere e del bacio della buona notta. Disentis è un allentare le redini senza metterci da parte, è far crescere i nostri figli senza essere lì con loro se non con il pensiero, è credere nella Provvidenza che li aiuterà a superare gli scogli che la palestra dell’anima necessariamente metterà loro davanti, è versare qualche lacrima con loro ma con il sorriso nel cuore, essendo certi che “staranno bene e ce la faranno”. Trascorriamo l’intero anno ad aiutarli a vedere e capire quali sono i loro limiti per farglieli superare o meglio far loro capire che possono superarli o, in caso contrario, possono accettarli e trasformarli in forza. Da genitore divenuto tale da “adulto”, ho sempre pensato di essere avvantaggiata perchè l’età mi avrebbe dato la possibilità di condividere con i miei figli le esperienze positive e negative, gli errori e le conquiste, potendo in questo modo facilitare loro la vita ma…non è così. Ludo è lei ed è speciale, come lo è Mattia, e io e mio marito siamo gli spettatori “attivi” delle loro vite: li amiamo infinitamente, ci siamo, ci dobbiamo essere, dobbiamo accompagnarli e agire ma gli attori sono loro…quindi, anche grazie a noi, dovranno vivere, amare, divertirsi, commettere errori e raggiungere traguardi, cadere e rialzarsi, chiedere il nostro aiuto quando capiranno di non farcela da soli, ma dopo aver provato e riprovato. Grazie Disentis, grazie Staff per donarci la settimana più “tosta” dell’anno. Con affetto. Roberta
“Guarda quest’albero: non posso farlo fiorire quando voglio, né farlo fruttificare prima del suo tempo.”
E’ vero, le mie figlie non sono degli alberi perché non sono ancora al terreno con delle radici fisiche ma penso che la famiglia in cui sono vissute (non solo genitori, nonni, zii, cugini e direi anche amici) possa essere per loro delle radici salde, ben ancorate al terreno. Queste persone per loro ci sono state, ci sono ora e ci saranno.
Non sono alberi perché muovono i loro passi nel mondo incontrando e relazionandosi con molte persone (finalmente!) e hanno una struttura pensante che permette loro di poter esprimere anche con la parola (tratto distintivo solo dell’essere umano) il racconto della loro vita. Possono usare anche il loro corpo, come sono bravissime a fare, per trasmettere dei messaggi e delle emozioni alle persone che le circondano facendosi capire in modo molto più diretto.
Ma questa metafora dell’albero per indicare la vita delle mie figlie mi è piaciuta perché in questo modo mi sembra di allontanare l’illusione del controllo. A volte l’ansia collegata alle situazioni che noi genitori non siamo in grado di avere sott’occhio viene confusa per amore e può trasformarsi in una gabbia.
Le mie figlie, come l’albero, spero riusciranno a fiorire (mostrarsi nella loro bellezza) e ad aprirsi alla vita lentamente e quando sarà il tempo. Io, personalmente, devo coltivare la pazienza e lo sguardo per poter cogliere i cambiamenti sia impercettibili che quelli invisibile della loro crescita e della loro apertura al mondo. Non è una competenza che si acquisisce naturalmente, non viene da sola, ma è un lavoro. Non c’è una ricetta con ingredienti e modalità di esecuzione, ma crescere come genitori imperfetti è una sfida quotidiana che richiede impegno, organizzazione e paletti da contrattare. E’ una contrattazione continua di spazi di libertà per dare progressivamente quell’autonomia che loro tanto desiderano. Lo sanno bene le mie figlie adolescenti che ogni giorno mi mettono di fronte i miei limiti e alle mie paure.
A volte i nostri alberi sono battuti dal vento e dalle gradine, altre volte, invece, da una bella giornata di sole. Mai una giornata uguale alla precedente, ogni giorno riserva un presente, un dono che nella frenesia delle giornate lavorative a volte non viene neanche visto. E questi momenti di riflessione aiutano a fare il punto: loro sono un dono e sono orgogliosa delle scelte che hanno fatto, dei risultati che hanno raggiunto e dell’impegno che ci hanno messo nel raggiungere i loro obiettivi. Da sole! Ma anche consapevoli che c’è sempre un posto, una persona da cui tornare per sciacquare le ferite, per raccontare le conquiste, ecc. nonostante qualcuna dica: “Ecco mamma, non mi ascolti mai!”. Hanno imparato che le persone non sono solo quelle che appartengono alla loro famiglia ma anche fuori, tra le compagne di scuola, le compagne di pallavolo, le allenatrici, gli amici di catechismo e, in questa settimana, anche i ragazzi dello staff che hanno deciso di ascoltare le loro voci e i loro racconti, di guidarlo alla scoperta di vari sport e di accompagnarli nel superamento di alcuni limiti e paure. Grazie.